Il sistema sanitario è uno tra i sistemi organizzativi più complessi in quanto caratterizzato dalla necessità di gestire molteplici fattori tra di loro correlati di natura tecnica, professionale, organizzativa, gestionale e disciplinare. Data la sua complessità intrinseca e l’impossibilità di ridurre a zero l’errore o la possibilità di incidente, le organizzazioni sanitarie devono necessariamente mettere in atto tutte le misure possibili perché il rischio clinico sia, almeno, controllabile.
Garantire cure sicure e di qualità dev’essere una priorità del Sistema Sanitario Nazionale (SSN). Per conseguire questo obiettivo, è necessario impiegare metodologie e strumenti che possano supportare le organizzazioni nella gestione del rischio.
Verso una gestione del rischio integrata in sanità
Con “gestione del rischio clinico” si intende un processo teso al miglioramento continuo della pratica clinica che, partendo dall’identificazione degli errori e dei rischi per i pazienti durante il processo clinico assistenziale, arrivi alla loro riduzione, ove possibile.
Tuttavia, perché sia efficace, la gestione del rischio deve interessare tutte le aree in cui l’errore si può manifestare: solo una gestione integrata del rischio, infatti, può portare al miglioramento continuo dei processi in sanità e garantire la sicurezza del sistema che viene garantita non tanto dal buon funzionamento dei singoli elementi ma dalla loro interazione complessa.
Negli ultimi anni, complici il progressivo aumento dell’utilizzo delle tecnologie informatico-sanitarie, dei rischi di sicurezza ad esse connessi (cyber risk) e i continui progressi nel campo della scienza medica, la gestione del rischio sanitario è diventata più complessa che mai, rendendo necessaria, all’interno delle strutture sanitarie, l’implementazione di efficaci attività proattive e preventive di gestione dei rischi. Uno dei fattori di successo nei sistemi di gestione del rischio è l’adozione di strategie di lavoro che includano il coinvolgimento del maggior numero di operatori e l’integrazione di competenze tra le diverse aree aziendali (Unità di gestione del Rischio, Affari Legali, URP, Qualità, Direzione Sanitaria, Servizio Prevenzione e Protezione, ecc.), al fine di poter identificare in modo congiunto quante più aree critiche e definire il profilo di rischio dell’organizzazione.
L’importanza della gestione del rischio clinico
In ambito sanitario, la gestione del rischio clinico è strategica ai fini della creazione di valore e dell’impatto positivo nella gestione dell’azienda.
Una gestione del rischio clinico efficace crea valore quando è in grado di migliorare le performance, ottimizzare i costi e offrire un’immagine più positiva dell’azienda, traendo un vantaggio rispetto ai propri competitors.
È inoltre fondamentale considerare che i rischi clinici non sono solo connessi all’operato dei professionisti ma dipendono anche da fattori organizzativi, interessando ogni fase dell’attività sanitaria e di cura del paziente. Perché un’organizzazione possa offrire un’assistenza socio-sanitaria sicura è necessario, inoltre, che la ricerca di una maggiore efficienza e una migliore pratica contempli ogni aspetto e coinvolga ogni settore o reparto, includendo la tracciabilità degli interventi clinici, la correttezza della diagnosi, l’adeguatezza delle prescrizioni e un ottimale coordinamento tra medici, infermieri, tecnici e amministratori sanitari.
Questo presuppone la definizione degli obiettivi relativi al rischio clinico e una struttura organizzativa capace di implementare un sistema di gestione del rischio in grado di perseguire una efficace politica di riduzione dei rischi.
Le fasi di una gestione del rischio efficace
In un’azienda sanitaria è fondamentale misurarsi e confrontarsi per avere una chiara fotografia delle aree di rischio più frequenti in modo da indirizzare, in modo prioritario, le iniziative e attività volte al miglioramento della qualità e sicurezza delle prestazioni laddove c’è maggiore bisogno. In un’ottica integrata, il programma di gestione del rischio deve comprendere tutte le aree in cui l’errore si può manifestare considerando il processo clinico assistenziale del paziente nella sua interezza.
A tal fine, l’azienda deve dotarsi di una struttura organizzativa che sia in grado di:
- attivare un processo sistematico di identificazione, valutazione e trattamento dei rischi attuali e potenziali;
- gestire operativamente i sinistri e gli eventi avversi ed i near miss (eventi mancati) nell’ottica di un miglioramento continuo e riduzione del rischio di reiterazione degli eventi avversi.
Un’attività di gestione del rischio efficace deve contemplare le seguenti fasi:
- attivazione di sistemi di report e processi di revisione di procedure e cartelle cliniche, uso di indicatori di rischio (KRI) per la rilevazione e analisi dell’errore e degli eventi avversi e dei near miss;
- individuazione e correzione delle cause di errore mediante Root Causes Analisys (RCA), analisi di processo e Failure Mode and Effect Analysis (FMEA);
- monitoraggio delle misure messe in atto per la prevenzione dell’errore;
- implementazione e sostegno attivo delle soluzioni proposte.
Una conferma della misurazione come presupposto necessario per il miglioramento delle performance è data dal SIMES, il sistema ministeriale per il monitoraggio degli errori in Sanità.
Considerata l’importanza, la mole e la sensibilità dei dati in gioco è fondamentale dotarsi di un software informatico che supporti l’organizzazione nel miglioramento della gestione degli stessi, in termini di efficienza e efficacia, e nella semplificazione del flusso delle comunicazioni interne, tra le diverse funzioni interne alla struttura sanitaria, ed esterne, tra la struttura e Terzi coinvolti nel processo (Broker, Compagnia Assicurativa, Direzione Regionale, ecc.), rendendolo immediato e preciso.